Civetta Giornalista

I costi dello stress lavoro correlato

Spesso le ricadute economiche aziendali e sociali derivanti dallo stress lavoro correlato sono sottovalutate perché non è immediatamente percepibile la relazione causa-effetto, poiché spesso essa segue circuiti complessi.

Tuttavia, il risultato finale delle conseguenze dello stress lavoro correlato può essere decisamente svantaggioso non solo per i singoli lavoratori, ma per l’azienda stessa, che può trovarsi ad accumulare costi inutili e potenzialmente evitabili, o a dover sostenere spese extra improvvise causate dalla trascuratezza del fattore stress.

In questo articolo esporrò in sintesi gli svantaggi per l’azienda generati dallo stress lavoro correlato, e i benefici di una valutazione efficace e approfondita, condotta non tanto al fine di ottemperare all’obbligo, quanto per il successo aziendale a lungo termine.
 
Adriano Olivetti fu il primo a introdurre lo psicologo in fabbrica, anzi, a onor del vero, il Padre della Psicoanalisi Italiana: Cesare Musatti, che tradusse in italiano le opere di Freud. Così nacque la psicologia del lavoro. Grazie all’intervento di Musatti e della sua squadra ci fu una vera e propria riorganizzazione della fabbrica che si tradusse in un enorme salto di qualità: essa infatti produsse miglioramenti notevoli nell’organizzazione del lavoro, valorizzando le potenzialità creative degli operai e le loro peculiarità. Questo permise non solo di ridurre lo stress in fabbrica, ma addirittura di migliorare la produttività, ridurre la dispersione (ovvero il numero di operai che cercavano lavoro in un’altra fabbrica rivelando i segreti tecnici aziendali), ridurre i costi aziendali. Questo fu il segreto del successo dell’azienda: riconoscere la propria forza lavoro come una risorsa da rispettare, valorizzare, ascoltare. (7)
 
Negli ultimi decenni una serie di ricerche a livello internazionale sono state condotte per fare una stima dei costi dello stress lavoro correlato (secondo le stime europee i soli costi per depressione legata allo stress correlato al lavoro sarebbero di 617 miliardi annui, senza contare tutte le altre malattie come quelle cardiovascolari e muscoloscheletriche) (9) (10).
Il motivo per cui l’Accordo Quadro Europeo ne impone la valutazione in qualsiasi luogo di lavoro è proprio questo: i costi sono realmente notevoli per i singoli, per le aziende, per i sistemi sanitari nazionali. Le ricadute generano dei circoli viziosi enormi: se anche fossero solo i lavoratori a farne le spese, il loro potere di acquisto ne sarebbe notevolmente ridotto, producendo un consistente calo delle vendite. Lo stesso dicasi per i costi che vanno a pesare sul SSN: essi, come ben sappiamo, ma troppo spesso dimentichiamo, vanno a pesare sulle tasche di tutti i cittadini, e di conseguenza sull’economia generale.
 
Ma le conseguenze dello stress lavoro correlato, in realtà, si ripercuotono enormemente anche sulle aziende stesse, particolarmente sotto forma di costi indiretti, che spesso non vengono inseriti nel bilancio. Insomma: i costi derivanti dalle cure medico/psicologiche per recuperare uno stato di salute ormai compromesso creano delle vere e proprie emorragie economiche, uno spreco enorme di denaro e in generale di risorse per tutti, che se ben incanalate potrebbero invece essere utilizzate in maniera produttiva.
E’ interessante notare come la letteratura economica e manageriale da un lato, e le ricerche internazionali sullo stress lavoro correlato dall’altro, convergano nell’affermare l’importanza della cura delle persone che lavorano in un’organizzazione, non solo a partire da un principio etico, ma anche proprio per la sopravvivenza dell’azienda a livello economico.
 
Negli ultimi decenni, infatti, il Capitale Intellettuale, che secondo la definizione di Cravera (2001) “è l’insieme delle conoscenze e delle relazioni che possono essere trasformate in valore” (3), “è stato considerato in maniera sempre crescente come parte integrante dei processi che creano valore in azienda” (4).

Inoltre vi sono diversi report che affermano come “i beni che rivestono un ruolo chiave nelle società non sono più le risorse naturali, i macchinari e nemmeno il capitale finanziario, bensì i beni intangibili, come il know-how, la proprietà intellettuale, le abilità della forza-lavoro, il brand, i network di portata mondiale” (5). Vi sono altresì molte ricerche internazionali secondo le quali “la richiesta di comunicazione esterna di Capitale Intellettuale è in crescita, infatti molte società basano la propria forza competitiva e dunque il valore della propria azienda sul know-how, su attestati, impiegati qualificati e altri beni intangibili” (2).

Le organizzazioni internazionali per la salute e la sicurezza, dal canto loro, avendo rilevato l’impatto economico che lo stress correlato al lavoro riveste su larga scala, hanno effettuato delle ricerche ad ampio raggio, per comprenderne le cause e il funzionamento. In particolare, in Gran Bretagna la HSE ha individuato, attraverso una ricerca validata su un campione di 3147 questionari,“sei particolari stressors con potenziale impatto negativo sul benessere del lavoratore (e sulla produttività), indipendentemente dal tipo o dalla dimensione dell'organizzazione in esame” (8). La HSE ha individuato i 6 Management Standards corrispondenti da raggiungere, suggerendo delle buone pratiche di gestione in grado di migliorare lo stato di salute dell’organizzazione e dei suoi componenti. Il questionario creato per individuare l’eventuale presenza di rischio stress correlato a questi sei fattori è stato denominato “Indicator tool”, ovvero Questionario “Strumento-Indicatore”, poiché, come rilevato dalla stessa HSE, pur costituendo un importantissimo riferimento che offre degli standard riconosciuti, esso non è di per sé sufficiente a comprendere la reale situazione dell’azienda.

E’ interesse del datore di lavoro eseguire un’analisi approfondita della situazione della propria azienda, anziché limitarsi alla semplice somministrazione del questionario (o meglio, degli adattamenti creati per l’Italia) per ottemperare all’obbligo (lo stress lavoro correlato è stato inserito a tutti gli effetti nell’elenco dei Rischi per la Sicurezza). E’ certamente preferibile utilizzare la valutazione dello stress come uno strumento per individuare eventuali problematiche dell’azienda che, se non affrontate tempestivamente, possono con il tempo peggiorare ed evolvere in situazioni difficilmente risolvibili.

Un’analisi approfondita deve tener conto di molteplici aspetti, che riguardano non soltanto la conoscenza dei fattori legati al lavoro che generano stress, ma anche le modalità di conduzione dell’indagine, le caratteristiche dei test utilizzati, la conduzione dei gruppi durante le riunioni, le modalità di comunicazione, l’interpretazione dei dati, i provvedimenti da prendere.
 
In quest’ottica, è molto importante (oltre che obbligatorio, secondo il D.lgs 81/08) fare una corretta valutazione dello stress lavoro correlato. Per far fronte alla difficoltà della stessa, è possibile svolgere
il corso stress lavoro correlato che offre una guida e un supporto al datore di lavoro, orientandolo negli aspetti normativi, nell’organizzazione aziendale e nell’utilizzo dei metodi più adeguati per le indagini e l’intervento.

Sono stati individuati, inoltre, una serie di Costi Intangibili, (che si contrappongono ai Beni Intangibili) che possono pesare sull’azienda a causa dello stress lavoro correlato, quali ad esempio (1):
  • La perdita di produttività e l’incremento degli errori e del rischio di infortunio
  • Costi per indennizzi, spese legali, consulenze esterne
  • Costi legati ad assenteismo e presenteismo (presenza al lavoro non produttiva), tra cui i costi di formazione per i nuovi dipendenti
  • Turnover oltre i livelli fisiologici, con effetti disgreganti sull’organizzazione
  • Perdita di Capitale Intellettuale, attraverso il licenziamento di lavoratori qualificati, il danno all’immagine, la fuoriuscita involontaria e incontrollata di informazioni riservate.
I Costi Intangibili sono per loro natura difficili da quantificare. Proprio per questo sono state create delle modalità di calcolo apposite, come la Stress-Cost Formula di R. Tangri, in modo che ciascun imprenditore possa rendersi conto in prima persona delle perdite che essi arrecano alla propria azienda.

I costi dello stress lavoro correlato si riflettono anche sull’individuo e sulla società, come avviene per tutti gli altri fattori di rischio per la sicurezza, ad esempio le spese sanitarie (diagnosi, cura, riabilitazione), l’indennizzo per inabilità lavorativa che, in caso di infortuni o di malattie gravi (sappiamo che, se la persona raggiunge la fase di esaustione può ammalarsi seriamente), deve essere corrisposto a carico degli istituti di previdenza, e dunque della società. La responsabilità del datore di lavoro, dunque, non riguarda soltanto i danni che potenzialmente la sua stessa azienda può subire, ma anche quelli a carico del lavoratore e la ricaduta sui costi sociali.


BIBLIOGRAFIA
1. Bortolato S., “I costi tangibili e intangibili del disagio organizzativo”. In: De Carlo N.A., Falco A., Capozza D., “Stress, benessere organizzativo e performance. Valutazione & intervento per l’azienda positiva”. FrancoAngeli, 2013.
2. Bukh P.N., “The relevance of intellectual capital disclosure: a paradox?”. Accounting, Auditing & Accountability Journal Vol. 16 No. 1, 2003 pp. 49-56. Aarhus School of Business, Aarhus, Denmark
3. Cravera A., Maglione M., Ruggeri R., “La valutazione del capitale intellettuale”, Il Sole 24 Ore libri, 2001
4. Cumby J., Conrod J., (2001) "Non-financial performance measures in the Canadian biotechnology industry", Journal of Intellectual Capital, Vol. 2 Iss: 3, pp.261 – 272
5. Eustace C., “The intangible economy impact and policy issues”. Report of the Highlevel Expert Group on the Intangible Economy, 2001.
ISBN 92-894-0019-6
6. Marr B., Gray D., Neely A., “Why do firms measure their intellectual capital?”. Centre for Business Performance, Cranfield School of Management, Cranfield, Bedfordshire, UK. Journal of Intellectual Capital Vol. 4 No. 4, 2003 pp. 441-464.
7. Musatti C., Baussano G., Novara F., Rozzi R.R., “Psicologi in fabbrica. La psicologia del lavoro negli stabilimenti Olivetti”. Giulio Einaudi Editore, 1980.
 
SITOGRAFIA
8. Confartigianato.ra.it (internet). “Gestione dello stress correlato al lavoro nelle aziende: i “Mangement Standards” dell’HSE” (traduzione). 
9. Edscuola.it (internet). Relazione sullo stato sanitario del paese (2000). Disponibile all’indirizzo 
10. Inail.it (internet). “Stress lavoro-correlato e rischi psicosociali: per l’Europa un conto salatissimo”. Bilbao, 07/2014.